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Gruppo Sportivo Tebaldi
 

SELLA RONDA

Ed eccoli! Finalmente, i Monti Pallidi, i paesaggi che tutto il mondo c’invidia. Ogni anno arrivano in migliaia da ogni parte del mondo, per avere la fortuna di pedalare all’ombra di queste maestose cime. Quattro sono le vallate dalle quali si può iniziare il giro dei quattro passi: la Val Gardena, la Val Badia, il Livinalongo e la Val di Fassa. E’ da questa ultima che abbiamo scelto d’intraprendere la nostra gita. L’appuntamento è stato fissato davanti alla chiesa di Pozza di Fassa alle 9.30. La maggior parte di noi ha raggiunto il ritrovo, svegliandosi di buon’ora e imboccando l’autostrada del Brennero verso le 7, assonnati ma comunque entusiasti per la meta che ci attende. Il tempo, inizialmente grigio in città, si è portato, via, via che ci avvicinavamo alla base di partenza, verso il bello, e contemporaneamente l’aria si è fatta più frizzante con l’aumentare dell’altitudine. Pozza di Fassa si trova, infatti, a circa 1320 Mt. slm, ed è situata nel punto di maggior ampiezza dell’omonima valle, sovrastata dalle imponenti masse dolomitiche delle cime Dodici ed Undici. Da Pozza ci s’immette nella magnifica Val di S.Nicolò che si addentra fino alle pendici sud della Marmolada ed è conosciuta per le sue baite ed i prati d’ineguagliabile bellezza, dai quali d’inverno si scende con le slitte per emozioni che difficilmente si dimenticano. Parcheggiate le poche auto e scaricate dal furgone le amate biciclette, siamo, in poco tempo, pronti ad affrontare la nuova avventura. Usciti da Pozza ci dirigiamo verso Canazei, attraversando Campitello di Fassa e lasciando alla nostra sinistra il Col Rodella, mentre davanti a noi s’incomincia ad intravedere l’enorme massa del Piz Boè e di tutto il gruppo del Sella. La strada non particolarmente impegnativa, ci consente di scaldare bene le gambe ed in breve tempo siamo in centro a Canazei. Pensare che un tempo, era la località più povera della valle, ci si rende conto dell’effettiva risorsa economica e culturale rappresentata dal turismo, che ha fatto di Canazei una delle località turistiche più rinomate dell’intero arco alpino. Da Canazei inizia il nostro Sellaronda. C’immettiamo subito in salita sulla strada che porta alla sella del Lupo Bianco, dalla quale partono le funivie per il Col Rodella e per il Belvedere, con destinazione Passo Sella, abbiamo scelto, infatti, di compiere il giro in senso orario, in modo da affrontare le salite dai versanti classici affrontati varie volte dal Giro d’Italia. La strada sale immersa nel bosco con un susseguirsi ininterrotto di tornanti per una distanza complessiva di 11,4 chilometri partendo da un’altitudine di 1456 Mt. per arrivare ai 2214 del passo con una pendenza media del 6.6%. Sono quasi le 10 del mattino ed il traffico veicolare è già abbastanza elevato, molti sono, infatti, i ciclisti che si apprestano a raggiungere Corvara per l’imminente maratona dles dolomites che si svolgerà l’indomani con oltre 8000 iscritti. Come l’anno scorso, anche quest’anno ho partecipato al sorteggio per l’iscrizione ma non ho avuto fortuna, ritenterò la sorte il prossimo. Nonostante lo smog prodotto dagli scarichi delle auto, i profumi del sottobosco invadono l’aria, in più di un’occasione l’odore di funghi è ben percepibile e mi viene voglia di fermarmi a cercare. Salgo lentamente, con l’intenzione di assaporare il paesaggio e l’atmosfera di questi luoghi. Arrivo in vista del Lupo Bianco e la visione del Piz Boè con i suoi 3151 mt è meravigliosa, la parete verticale e striata di scuro si rispecchia nelle acque del piccolo laghetto di fronte all’Hotel. D’inverno quando è ricoperto di neve, ci si passa sopra con gli sci e non ci si accorge nemmeno della sua presenza, che effetto strano...! Il presidente mi attende a bordo strada con il furgone dell’assistenza, il tempo di fare al volo un paio di battute e proseguo verso il bivio, che ci conduce al Passo Sella con un breve strappo di poco meno del 9 % di pendenza. Dal bivio in poi la strada inizia a salire con pendenze un pò più impegnative intorno all’8% alternate a qualche breve tratto che consente di aumentare il ritmo di pedalata, il paesaggio tipicamente alpino è stupendo, le pareti di roccia del gruppo del Sella e del Piz Ciavazes che salgono verticali verso il cielo come guglie di cattedrali gotiche, incutono rispetto e fanno percepire le enormi forze della natura che così magnificamente ha lavorato per offrire queste bellezze incomparabili. Proseguendo la scalata, alla sinistra appare maestoso il ghiacciaio della regina delle dolomiti, la mitica Marmolada, luogo leggendario, dove si sono vissute eroiche gesta da parte d’entrambi gli eserciti durante la prima guerra mondiale, e che portò l’esercito austriaco a costruire una vera e propria città sotto il ghiaccio e quello italiano una analoga nella roccia viva. Ancora, qualche anno fa, il ghiacciaio, ha restituito ossa umane di quella tragica pagina di storia. I tornanti di questo versante che porta al Passo Sella sono impegnativi se affrontati con spirito agonistico, ma con andatura turistica si riesce ad ammirare appieno il paesaggio. Salendo la temperatura ovviamente si abbassa, ma il calore prodotto dal corpo consente di rimanere in tenuta estiva, anzi nonostante il vento si riesce ugualmente a sudare. In fin dei conti il bello del ciclismo sta proprio qui, riuscire ad arrivare alla meta con le proprie forze, apprezzando la fatica che è il mezzo attraverso il quale la si raggiunge. In fin dei conti una metafora della vita. Sul passo, invaso dai ciclisti, che provano il percorso, ci fermiamo come da programma. Alla nostra sinistra il Sasso Lungo richiama alla mente la magnifica discesa della Sasslong e l’adrenalina dei suoi velocissimi muri. L’aria è relativamente fredda, conviene indossare qualcosa di pesante, c’è tutto il tempo di assaggiare la buonissima frutta secca ricoperta di cioccolato che ha procurato Enrico, è una squisitezza, bisogna imporsi di non continuare a mangiarla, troppo buona. Ci attende la discesa dal Sella, la più fredda della giornata, essendo rivolta ad ovest e quindi ancora tutta all’ombra ed, in effetti, il freddo si fa sentire, complice anche la velocità che si riesce a raggiungere, per fortuna che hanno sistemato la strada nei punti dove era maggiormente deteriorata, l’anno scorso era da cardiopalma, tutta una buca, e con le pendenze che ci sono non era certamente piacevole percorrerla. In pochissimo tempo siamo a Plan de Gralba, pronti ad imboccare la seconda ascesa di giornata che porta dai 1871 mt ai 2121 del Passo Gardena con una pendenza media del 4,2%, dovuta alla presenza di un lungo tratto praticamente pianeggiante, in realtà la salita si può dividere in tre settori, ci sono due tronconi, il primo e l’ultimo dove le pendenze sono più elevate, intorno al 6-7% il primo e intorno al 6% l’ultimo, reso piacevole dalla presenza dei numerosi tornanti che consentono di aumentare il ritmo. La strada che porta al passo, è, a mio parere la più bella, dal punto di vista paesaggistico, ho avuto la fortuna di percorrerla al tramonto, ed è sicuramente il luogo migliore dove assistere al fenomeno dell’Enrosadira, che in Ladino significa letteralmente “diventare di color rosa”, un processo di luce unico al mondo e per questo straordinario nel quale le dolomiti, data la loro particolare composizione, ricca di carbonato di calcio e magnesio, assumono al calar del sole diventando da prima rosa pallido fino a diventare quasi lilla verso l’imbrunire nelle giornate particolarmente limpide. Fin qui le spiegazioni scientifiche. Forse più suggestivo credere alle leggende dei 'Monti Pallidi', che narrano del magico regno del popolo dei nani governati da Re Laurino che, sul Catinaccio, aveva il suo splendido giardino, tutto coperto di rose. Il buon Laurino aveva una bellissima figlia, Ladina, che viveva felice nel suo magnifico regno insieme all'amorevole padre. Un giorno il Principe del Latemar, incuriosito dalla presenza di quelle stupende rose in un luogo tanto aspro e selvaggio s’inoltrò nel regno di Laurino, vide Ladina, se ne innamorò perdutamente e decise di rapirla e portarla con sé sul Latemar per farne la sua sposa. Laurino, disperato per la fuga della figlia, maledisse i fiori che lo avevano tradito, rivelando la posizione del suo regno e ordinò che le rose non fiorissero più, né di giorno né di notte. Ma aveva dimenticato il tramonto. Ecco perché, ancora oggi, a quell'ora del giorno, sulle splendide montagne della Val di Fassa fiorisce l'Enrosadira. Bene! Lasciamo le leggende montane e torniamo a noi, ed alle nostre fatiche, abbandonato alle nostre spalle Plan de Gralba, dopo qualche tornante, troviamo alla nostra sinistra il ristorante chalet Gerard nominato su numerose guide culinarie e meritevole d’ulteriori visite, ( indimenticabile il loro orzotto con lo speck tostato), prima di giungere alla sbarra d’accesso al passo, dove la strada ha una breve impennata per poi addolcirsi fino a quasi diventare piatta affiancando le torri ovest del gruppo del Sella. Alla nostra sinistra ammiriamo il versante est del gruppo delle Odle, purtroppo la strada è trafficata ed il silenzio che di solito qui regna sovrano è sovrastato dal rombo delle motociclette che sfrecciano, incuranti della numerosa presenza di ciclisti. L’ascesa al passo Gardena è abbastanza agevole e viene in breve tempo compiuta, sul passo si ripete il rito della vestizione del ciclista infreddolito, l’atmosfera è rilassata e tra un boccone ad un panino ed una battuta, siamo pronti a lanciarci giù nella discesa verso Corvara, per fortuna esposta al sole e di conseguenza meno fredda di quella precedente, in brevissimo tempo, attraversato Colfosco, siamo in centro al capoluogo della Val Badia, fervono i preparativi per la gara, il paese è invaso da una moltitudine di ciclisti, attraversiamo il viale d’arrivo della corsa, che prenderà il via come ogni anno da La Villa. Sopra Corvara si erge maestoso il Sassonger, sulla cui cima ho avuto l’onore di accendere i fumogeni tricolori dopo una bellissima, quanto impegnativa, ascesa alpinistica quando portavo sulle spalle le stellette da Sottotenente degli Alpini. Ci fermiamo per bere un caffè, oggi è una giornata da assaporare lentamente, godendosi lo spettacolo offerto da questi luoghi favolosi. Inforcate le bici dopo la breve sosta, c’immettiamo lungo la via principale del paese in direzione del passo di Campolongo. L’ascesa al passo, lunga 6,15 chilometri, parte dai 1568 mt di Corvara ed arriva ai 1875 del passo, con una pendenza media del 5%. La strada è circondata dai pascoli e la pendenza relativamente dolce, invita ad alzarsi sui pedali e spingere. Dei quattro passi che compongono il giro, forse, questo è il meno affascinante, rimanendo in sostanza chiuso tra le montagne che lo circondano. Arrivati in cima, la tentazione di dare fondo alle riserve di frutta secca ricoperta è fortissima, ma ci aspetta l’ultima ascesa della giornata e cerchiamo di trattenerci. Nel piazzale antistante l’hotel che si trova sul passo, ci sono moltissimi ciclisti, in una miriade di divise colorate, quando ad un certo punto uno di loro si avvicina chiedendoci se sappiamo dove trovare un ciclista. Il primo pensiero nella mente è “ ci fa o c’è?”, Ci prende in giro? Per caso siamo vestiti come babbo natale? Niente di tutto questo, cercava solamente un meccanico di biciclette, ma essendo originario della fascia sub padana usava un linguaggio a noi non noto. La veloce discesa ci porta ad Arabba e quindi in Veneto, la vista delle splendide piste della Porta Vescovo, tra le migliori in Europa, fa venire la voglia di neve e di sci. Nicola saluta la comitiva e prosegue il suo viaggio verso il Friuli, puntando la ruota verso il Colle S. Lucia. Siamo ai piedi della salita che porta al passo Pordoi, salita leggendaria che ha fatto la storia del Giro d’Italia, sono 33 i tornanti che ci separano dalla vetta, per un totale di 9,4 chilometri che salgono dai 1602 metri del paese, fino ai 2239 del passo, con una pendenza media del 6,8%. La strada è uno stadio naturale per il ciclismo, da quasi ogni punto s’intravede il passo ed i tornanti che si susseguono, la salita in realtà non è costante, procede a gradoni ed alterna pendenze intorno al 5% a strappi che superano il 9%. Troviamo vento contrario che scende dal passo, la temperatura si abbassa ed il cielo inizia a rannuvolarsi, speriamo che tenga, bagnarsi in queste condizioni e con ancora una discesa da fare non sarebbe salutare. Salgo con andatura costante mantenendo il mio passo, vedo costantemente i compagni di squadra che mi precedono e penso ai professionisti impegnati in gara, che durante l’ascesa vedono chi li precede, ma non hanno la forza di raggiungerli, ed ad ogni tornante la distanza tende ad aumentare, e con lei la consapevolezza che stanno inesorabilmente perdendo la corsa, deve essere abbastanza duro continuare a spingere nonostante i tifosi ai lati t’incitino. La salita, complice il vento, è impegnativa, cerco di salire mantenendo un ritmo da passista, non oltrepassando la frequenza di soglia, sorpassiamo tanti ciclisti, molti dei quali in evidente fuori forma arrancano sui tornanti. Il nostro gruppo, come nelle precedenti salite, si è sfilacciato da subito, il gruppetto di testa, procede ad andature quasi agonistiche, incitato dal furgone ammiraglia, guidato dal sempre disponibile Presidente. Ad ogni tornante è riportato, su un cippo, il numero progressivo, che dà il riferimento. La salita è molto bella ed affrontata per ultima fa sentire i suoi effetti sulle gambe. Il chilometraggio del Sellaronda non è impegnativo, diverso è il discorso per quanto riguarda il dislivello che complice l’aria rarefatta dell’altura, impone un discreto impegno, ovviamente se si desidera cercare la prestazione atletica. Il Passo Pordoi è stato più volte arrivo di tappa del Giro d'Italia: 1990 (6 giugno): 16^ tappa, vinta dal francese Charly Mottet. 1991 (12 giugno): 17^ tappa, vinta da Franco Chioccioli. 1996 (7 giugno): 20^ tappa, vinta da Enrico Zaina. 2001 (1 giugno): 13^ tappa, vinta dal messicano Julio Perez Cuapio. Inoltre è entrato nella leggenda del Giro in quanto, dal 1965, anno d’istituzione della Cima Coppi, è stato per ben 13 volte il passaggio più alto del Giro d'Italia, l'ultima delle quali nel 2002, con il passaggio di Perez Cuapio. Dal 2006 è anche teatro della cronoscalata amatoriale valida per l'AmaTour (la Coppa del Mondo Cicloamatori): la Arabba - Passo Pordoi. Indossato l’abbigliamento pesante ci apprestiamo a percorrere la veloce discesa di 12 chilometri che ci riporterà a Canazei, discesa molto tecnica ed entusiasmante, peccato per la presenza di numerose auto che obbligano a rallentamenti improvvisi ed a traiettorie anomale. Arrivati in fondo alla discesa, la temperatura elevata del fondo valle ci obbliga all’ennesimo cambio indumenti, via i manicotti, la maglia pesante e l’antivento, per qualcuno via anche i guanti invernali e siamo pronti per ritornare a Pozza, dove avviene l’ennesimo allungo con relativo errore stradale da parte dei battistrada. Il tempo di pulirci alla meno peggio, di conoscere il parroco della vicina chiesa, e ci avviamo verso casa di Luigi, che ha messo gentilmente a disposizione per degustare la torta di compleanno che Emanuela ha offerto alla squadra, un simpatico modo per chiudere una magnifica giornata di sport, che ha visto i colori della Tebaldi solcare le strade leggendarie del ciclismo italiano. Un giro molto bello che potrebbe anche diventare un appuntamento fisso, magari in concomitanza con il Sellaronda bikeday giornata con le strade dedicate solamente alle biciclette e chiuse ad ogni altro mezzo, per poter meglio apprezzare la magia di questi luoghi unici al mondo. Grazie di cuore al Presidente per la preziosa assistenza degna del miglior direttore sportivo del protour.

 

Luca Ferrarini