Verona Groppo 2006 lacrime sudore e….
Sabato 2 Settembre 2006
Il gran giorno è arrivato! L’attesa durava da un anno, il momento clou della stagione sta per avere inizio, la partenza è fissata da programma alle 7.30 come stampato sulla bella brochure di presentazione della gita. Già da molti minuti si stanno preparando le biciclette e si stanno caricando i furgoni, la giornata è splendida e la temperatura bellissima. Le divise colorate riempiono la strada di fronte alla trattoria, che gentilmente ci ha consentito di parcheggiare le nostreautomobili all’interno del cortile, si aspettano i ritardatari, battute, domande, incitamenti dagli accompagnatori e dai fedeli clienti del bar, probabilmente anche qualche imprecazione da parte dei vicini che sicuramente non si aspettavano tanto rumore di sabato mattina. Poi, finalmente, allo sventolare della bandiera a scacchi (che di solito sancisce la fine di una competizione, ma c’era solo quella. Anzigrazie a chi ci ha pensato), con un leggero ritardo di 15 minuti partiamo!
Il traffico a questa ora è quasi inesistente, attraversiamo il quartiere ancora addormentato, le serrande dei negozi sono ancora abbassate, molti rientrano oggi dalle meritate vacanze estive, l’atmosfera è quasi irreale, abituati come siamo, a vivere la città immersa nel rumore e nel brulicare di persone.
In pochi minuti siamo alle porte di Verona, che lasciamo per dirigerci verso Mantova lungo strade provinciali secondarie e non molto trafficate attraversando i paesi di Castel d’Azzano – Vigasio- Trevenzuolo e Castelbelforte.
L’andatura controllataconsente a tutti di rimanere nel gruppo, anche se il livello di preparazione ma soprattutto l’età non è uguale per tutti. Le ragazze, come gli anni precedenti, preferiscono portare a termine la prima parte dell’uscita a bordo del furgone dell’assistenza.
In poco più di un’ora siamo alle porte della città di Virgilio, che si presenta d’innanzi ai nostri occhi, in un meraviglioso gioco di riflessi ed architetture, giungendo dal ponte che separa il lago di mezzo dal lago inferiore, le sagome delle cattedrali e dei palazzi dei Gonzaga, si riflettono nelle acque del Mincio, creando un’atmosfera da quadro di Monet.
Che bello viaggiare in bici, sentire l’aria frizzante del mattino che ti accarezza il volto, il fruscio impercettibile della catena perfettamente pulita e lubrificata, accuratamente “coccolata” qualche sera prima, vedere il riflesso del sole sulle parti cromate della bicicletta, sentire il fisico che si mette in moto e che piano piano si riscalda, ripercorrere strade che abitualmente si percorrono in macchina o in moto, ed accorgersi di particolari che ti sono sempre sfuggiti, in compagnia di persone che stanno provando quello che provi tu, la gioia di pedalare, di fare sport all’aria aperta è una sensazione straordinaria.
Percorriamo il lungo Mincio e in poche pedalate siamo fuori dalla città, ci dirigiamo verso Sabbioneta, ( edificata tra il 1556 ed il 1591 da Vespasiano Gonzaga, collocata al centro della pianura Padana, si presentava come un piccolo stato-fortezza indipendente.), meta della prima sosta, anche se mai come questa volta abbiamo approfittato d’ogni occasione buona per fare quella cosa che si fa in compagnia per non essere ladro o spia.
Di fronte alla porta principale della cittadella, nel piazzale del bar alla stazione, ci fermiamo per riposare ma soprattutto per assaggiare i panini che come ogni anno il gestore della Trattoria che ci sponsorizza, ci offre e che noi ringraziamo di cuore.
Si riempiono le borraccie, qualcuno in onore all’etimologia della parola, la riempie anche con un po’ di vino! Aiuta a combattere la sete…… si giustifica!
Dopo qualche minuto ripartiamo alla volta di Parma, è questo il tratto noioso di tutto il percorso, le strade sono strette ed abbastanza trafficate, anche se percorrendole di sabato mattina, la situazione è relativamente tranquilla, purtroppo non è possibile viaggiare in doppia fila, quindi non si ha modo di parlare tra noi, a parte qualche battuta gridata nel vento.
Si deve stare attenti, rimanere a ruota del compagno, attraversiamo il ponte sul Po’ in fila indiana, i giunti di dilatazione che permettono al ponte di muoversi, fanno sobbalzare noi sopra i sellini ogni 20-30 metri.
Arrivati a Colorno i furgoni dell’assistenza sbagliano strada e si dirigono verso Parma sulla strada principale, mentre noi, in bicicletta, imbocchiamo una parallela che attraversa la località Vicomero, dove l’anno scorso siamo caduti, per fortuna senza gravi conseguenze e che quest’anno abbiamo attraversato indenni, anche se pochi minuti prima, mi è scivolata di mano la borraccia, creando un po’ d’apprensione di chi mi seguiva, probabilmente io con questi luoghi non ho un gran feeling.
Finalmente giungiamo a Parma, capitale alimentare d’Italia, il tratto meno bello del percorso è finito e una volta attraversata la città ci rimangono circa 25 chilometri per arrivare a Fornovo di Taro ed imboccare la Strada S.62 della Cisa.
Qualche chilometro prima di Fornovo e della seconda sosta in località La Salita, si uniscono al gruppo anche le ragazze, che erano rimaste sui furgoni per un giro culturale delle rotonde della tangenziale di Parma.
La sosta permette di ricompattare il gruppo, che negli ultimi chilometri si era un po’ sfilacciato. Sono quasi le 12 ed il caldo comincia a farsi sentire, da qui in avanti inizia il tratto più bello dell’intera gita, ma anche quello fisicamente più faticoso.
La strada che percorriamo ha una storia millenaria, nel remoto passato, numerosi pellegrini si recavano a piedi nei luoghisanti e tre erano le mete per eccellenza, Santiago de Compostela, Gerusalemme e naturalmente Roma. Fra i numerosi percorsi “romei” che da varie parti d’Europa e d’Italia raggiungevano la capitale della cristianità, uno dei più anticamente documentati è l’itinerario detto Via“Frencigena” o via “francesca”, via, cioè, proveniente dalla Francia.
La sua origine risale all’età longobarda: quando, infatti, i Longobardi nel sec.VI stabilirono il proprio dominio sull’Italia settentrionale e centro-meridionale, creando un regno con capitale Pavia, si trovarono costretti, per raggiungere i propri ducati di là dell’Appennino, a cercare un percorso sicuro, lontano dagli itinerari romagnoli e liguri, d’origine romana e certamente più comodi ma ormai controllati dai bizantini, i loro nemici irriducibili.
Diedero così impulso al percorso di Monte Bardone (‘Mons Langobardorum’), fra Fornovo, Berceto e Pontremoli, corrispondente pressapoco all’attuale passo della Cisa, attraverso cui raggiungere l’antico scalo marittimo di Luni, alla foce del Magra.
Quando poi ai Longobardi subentrarono i Franchi, il percorso fu ampliato e consolidato in direzione della Francia (da cui il nome di “francigena”, attestato per la prima volta, non a caso, in documenti di questo periodo) e in direzione di Roma e del papato, che in Carlo Magno e nei Franchi aveva trovato preziosi alleati. Probabilmente fu allora che, con il consolidarsi dei traffici in direzione nord-sud, prese deciso impulso anche il pellegrinaggio verso i luoghi sacri della Città Eterna. Infatti, fra i numerosi documenti e memorie di viaggio che attestano l’antichità di questo percorso, uno dei primi e più famosi è proprio il Diario di Sigerico che scrisse intorno al 990, di ritorno da Roma dove si era recato in pellegrinaggio. La Comunità Europea ha adottato l’itinerario di Sigerico, giunto a noi in un prezioso manoscritto conservato presso la British Library di Londra, come itinerario ufficiale del Cammino per Roma.
La Via Francigena ufficiale è dunque quella documentata da Sigerico nel X secolo.
Tornando a noi, la via francigena che conosciamo sicuramente meglio è quella che c’è scorsa sotto le ruote, e che abbiamo bagnato con il nostro sudore, lungo i 35 chilometriche separano Fornovodal Passo della Cisa posto a 1041 m.slm..
La salita inizia veramente dal secondo chilometro con pendenza media al 7,9% fino al chilometro 4.5 dove la pendenza cala per circa un chilometro al 4.9 % poi risale con pendenze intorno al 7% fino a Boschi di Bardone per poi alternare pendenze medie al 6% con tratti anche all’8.8% fino ad arrivare al Passo di Monte Cassio posto a 14 chilometri da Fornovoed ad un’altitudine di 910 m.slm . Il paesaggio tipicamente appenninico offre numerosi sguardi panoramici sulle vallate sottostanti, ognuno ha affrontato la salita con il suo passo ed il gruppo si è inesorabilmente sfaldato, il caldo non è stato troppo opprimente, le mancanza di traffico ha reso molto piacevole l’ascesa. Scollinato il Passo di Monte Cassio la strada scende in direzione di Berceto per poi risalire in direzione del Poggio di Berceto che vide l’esordio di Enzo Ferrari come pilota, nella crono-scalata Parma-Poggio nel 1919 e ricordata sul luogo da numerose targhe commemorative.
dal Poggio, per circa 5 chilometri, la strada sale leggermente in falso piano al 2% per avere poi una leggera impennata in prossimità del 30° chilometroal 6%, gli ultimi 6 chilometri alternano brevi rampe, a tratti in falso piano fino ad arrivare all’ultimo chilometro prima del passo dove la salita si attesta su un 4.4%.
I primi ad arrivare in cima, dopo una veloce ascesa sono stati i fratelli Toffali e Fiorentini che non si sono risparmiati e che hanno agonisticamente battagliato su tutta la salita, poi alla mano, siamo arrivati tutti, ognuno meritevole degli applausi dei preziosissimi accompagnatori che non hanno mai fatto mancare l’assistenza su tutto il percorso.
La foto di rito sotto il cartello del passo, dopo una sosta rigeneratrice, (il bar ristorante sul passo merita una visita con più calma!) ci permette di affrontare la veloce discesa verso Pontremoli in condizioni più che accettabili, al termine della quale, ci fermiamo per ricompattare le fila.
Inizia il tratto finale della gita, la stanchezza inizia a farsi sentire, anche se l’andatura non è stata sostenuta, le molte ore di sella infieriscono sul fisico, fra poco inizia la salita per il Groppo e gli ultimi tre chilometri di gara vera, il risultato finale è alla portata di due, forse tre persone, che in prossimità di Bagnone si portano in testa al gruppo, si va alla ricerca delle ultime energie, chi utilizza il glucosio, chi scova nelle remote profondità delle tasche posteriori il guaranà, chi pur non avendo la minima chance si affretta a svuotare le borracce per limare sul peso, e per riuscire a faticare un po’ di meno sulle ultime ripide rampe.
Bagnone, attraversiamo il paese, la strada è stretta e sconnessa, ci guardano tutti, ogni anno torniamo, non si capisce se sono contenti di vederci o disperati per la confusione che portiamo, arriviamo al bivio dove la strada inizia a salire, ed inizia la corsa dopo 197 km di trasferimento, e già questo particolare la rende unica, scattano i favoriti, Fiorentini, i due Fratelli Toffali, Cervellin e Franceschini, seguiti a pochi metri dal resto della truppa, al primo tornante c’è già la selezione, rimangono in quattro, gli altri ad uno ad uno si staccano, dopo il secondo tornante anche Guido Toffali si deve arrendere ai crampi, la Cisa non perdona chi la sfida, ma prosegue stoico perdendo poco, si stacca anche l’evergeen Cervellin, e rimangono a giocarsi la vittoria i protagonisti della volata dello scorso anno Sergio e Nicola, quest’ultimo memore della beffa del 2005 sotto il triangolo invisibile dell’ultimo chilometro lascia sui pedali Sergio che si deve arrendere alla maggior freschezza atletica del rivale-amico che trionfa salutato dagli ospitali villeggianti di Groppo sotto lo striscione d’arrivo.
Applausi per tutti i concorrenti ed in particolare per le ragazze ed un ricco ristoro ci danno il benvenuto.
La soddisfazione si legge sul volto di tutti, siamo stanchi ma felici, tutto è andato nei migliori dei modi, anche Marco Schio caduto sulla Cisa non si è fatto niente e non ha rovinato la bicicletta.
La Verona-Groppo non è solamente una gita, ma è l’evento sociale più importante del g.s.Tebaldi che conclude simbolicamente la stagione e quindi occasione per ringraziare lo sponsor che ci permette in manieraegregia di praticare il nostro sport, ma soprattutto per premiare il vincitore di giornata e per la prima volta assegnare il Trofeo Maori, opera del bravissimo Enrico Ederle che ha creato qualcosa di veramente unico, vinto quest’anno da Nicola Ferrari.
Ma il momento più vero è stato la consegna della targa al nostro presidente Simone, che non se lo aspettava, e che l’ha emozionato non poco. Grazie Simone, il tuo impegno è prezioso e apprezzato e c’è sembrato giusto fartelo sapere con qualcosa di tangibile.
Grazie di cuore agli accompagnatori che svolgono un ruolo fondamentale, ai villeggianti di Groppo per la magnifica accoglienza e grazie soprattutto ai ciclisti, giornate così vanno respirate a pieni polmoni.
A proposito il titolo lacrime sudore e…. bè. ci siamo commossi con Simone per la sorpresa, abbiamo sudato sulla Cisa e …… Birra, tanta birra!
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