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Gruppo Sportivo Tebaldi
 

Tra laghi e castelli

Sabato 8 Luglio 2006

Ore 7 alla trattoria Panorama, la pioggia del giorno precedente ha rinfrescato l’aria, siamo pronti per affrontare il percorso disegnato in occasione della terza uscita sociale della Tebaldi. La partenza è posta al kartodromo di Ala, come la volta precedente, affrontiamo il trasferimento in auto, al nostro seguito il preziosissimo furgone dell’assistenza. Alcuni di noi ci aspettano già sul posto, a causa di un giornata di gare al kartodromo, parcheggiamo nella piazzetta del paese di S.Lucia, la fortuna vuole che sia una base migliore della precedente, sfilata rispetto alla strada principale e contornata da un bel giardinocurato ed ordinato. Il precorso prevede una ventina di chilometri in saliscendi fino a Nomi, strada che abbiamo già percorso in occasione dell’uscita sul Bondone, l’attraversamento dell’Adige in prossimità di Calliano e l’ascesa al Passo Sommo, classificata al 47 posto tra le salite più dure d’Italia, almeno tra quelle catalogate, con una lunghezza pari a 15km. Quota di partenza 186 mt.s.l.m. quota d’arrivo posta a 1341 mt.s.l.m. con un dislivello complessivo di 1155 mt ed una pendenza media del 7,7%, discesa fino a Lavarone, periplo dell’omonimo laghetto e discesa in direzione di Trento dalla Valsorda.
Il colpo d’occhio sulle biciclette tirate a lucido, e il leggero fruscio dello scorrere della catena sui pignoni mettono di buon umore, la temperatura è l’ideale per pedalare, una leggera brezza contraria ci consiglia di rimanere compatti, l’andatura non troppo veloce consente alle bravissime ragazze di rimanere in gruppo senza troppo faticare, in brevissimo tempo, siamo a Calliano, inizia la salita. Il castello di Beseno ci sovrasta e incute rispetto, Il più grande complesso fortificato non urbano di tutto il Trentino.
Protagonista di battaglie d'arme come la battaglia di Calliano del 1487 e ispiratore di numerose leggende.
Feudo principesco, nei primi anni del XIV secolo entrò a far parte dei Castelbarco, che lo tennero fino al secolo successivo lasciandolo poi ai Trapp. (non sono parenti dell’allenatore) Restaurato in maniera eccellente dalla Provincia Autonoma di Trento, che n’è l'attuale proprietario, è divenuto uno dei poli d'attrazione culturale più rappresentativo del circuito alpino. Incuranti di tanta maestosità affrontiamo baldanzosi le prime rampe, i due tornanti iniziali sono abbastanza impegnativi ed il gruppo si allunga immediatamente, dalle posizioni di rincalzo, con uno scatto potente degno del miglior Pantani, Roberto V.P. Preato, scala alcune posizioni e si lancia all’inseguimento dei primi, che manco a dirlo sono Boscaini, il sempre verde Fiorentini ed i Toffali Brothers, l’azione del nostro coraggioso dura però poche centinaia di metri, probabilmente l’emozione di un arrivo solitario in vetta o la mancanza d’abitudine alla vittoria hanno giocato un brutto scherzo, merita in ogni modo un applauso per lo stile dimostrato e l’eleganza del gesto atletico. Il sole inizia a martellare sulle nostre teste ed il sudore scende a rivoli dal casco, si cercano i passaggi all’ombra, la salita è bella, qualche auto di troppo, ma la sede stradale larga consente di proseguire in sicurezza, si alternano rampe ripide a tratti più pedalabili. Procediamo distanziati gli uni dagli altri di qualche centinaio di metri, solamente qualche coppia procede assieme, le ragazze salgono con il loro passo in coda. Mentre le cicale dettano il ritmo di pedalata, qualche nuvola iniziaa velare il cielo, la pioggia dei giorni precedenti fa salire dal bosco odori di larice e abete, qualche cercatore di funghi oggi farà bottino. È una salita lunga, che se non affrontata con il dovuto rispetto ti può vincere, specialmente se non la conosci come la maggior parte di noi. Nel giro di un’oretta, chi prima, chi alcuni minuti dopo, arriviamo nei pressi di Folgaria, dove la strada spiana e ci consente di riprendere fiato per l’ultima breve parte della salita, il furgone si è fermato subito fuori dell’abitato, e alcuni ne hanno aproffittato per una sosta, ma optiamo per fermarci al Passo come previsto, distante qualche centinaio di metri, dove contrariamente al programma ci fermiamo per una sosta lunga e per assaggiare i fragranti panini preparati dall’organizzazione sempre efficiente e puntigliosa. Da qualche minuto il cielo si rannuvola e dal colore non promette nulla di buono, forse non è il caso di fermarci a Lavarone, il tempo di fare una foto ricordo, davanti al classico cartellone stradale del passo, e indossate le provvidenziali mantelline siamo già in sella pronti alla discesa, che ci rinfresca non poco, qualche divertente saliscendi e in un battibaleno siamo in piazza a Lavarone, brevissima sosta per recuperare le mantelline antipioggia e giù in picchiata verso Trento, la discesa è veramente bella, la strada larga, il fondo stradale discreto permette di disegnare le traiettorie in maniera ottimale, purtroppo dopo alcuni minuti la tanto temuta pioggia ci raggiunge e prudentemente rallentiamo, usciti dalla zona interessata dalla precipitazione, ritorniamo a velocità più elevate. In questi casi si deve tenere a freno l’adrenalina, si è portati ad accelerare sempre di più, a tagliare le curve per avere traiettorie più veloci, ma si deve essere coscienti che basta poco per farsi male e che l’uscita è bella soprattutto se si torna integri.In breve siamo alle porte di Trento la differenza di temperatura è notevole, ci fermiamo per ricompattare il gruppo e n’approfittiamo per prelevare dal furgone generi di conforto. Ci aspetta il rientro alle macchine, circa 35 chilometri di pianura, che affrontiamo dandoci il cambio a giro, come dei veri ciclisti, subito l’accordo non è ottimale, ma con il passare dei minuti e grazie ad alcuni consigli dei più esperti, l’amalgama dà i suoi frutti, la velocità media sale notevolmente e così facendo creiamo un vortice d’aria che consente anche alle ragazze di pedalare a velocità vicine ai 35-35 km./h. In lunghi tratti pedaliamo purtroppo sotto la pioggia, che questa volta cade copiosamente, il compagno che precede alza una notevole quantità d’acqua che ci colpisce in viso, non è facile stare a ruota e arriviamo sfaldati nei pressi di Mori. Roberto V.P. Preato, non memore dello scatto prodotto nella mattinata sulle prime rampe del passo Sommo, lancia la sfida per l’ormai classicae divertente “Rumba” finale che contraddistingue le uscite sociali, e come in precedenza dalle posizioni di rincalzo, in maniera silenziosa si lancia come un avvoltoio sui primi, aproffittando dell’effetto sorpresa li passa di slancio e li stacca di una cinquantina di metri. Purtroppo anche questa volta l’azione non ha successo, i chilometri ancora da percorrere sono molti e i mangia e bevi del percorso da affrontare ancora insidiosi. E’ lasciato dal gruppetto degli inseguitori a “bagno maria” per alcuni minuti, quando il livello di cottura ha raggiunto il giusto grado, raggiunto e superato. Peccato, che tanta buona volontà non abbia prodotto risultati, in ogni modo il premio combattente di giornata, gli spetta di diritto. La vittoria simbolica della tappa va a Sergio Toffali, che onora nel migliore dei modi la nuova fiammante bicicletta. Al parcheggio, la fontanella dei giardini, è presa d’assalto, e non solo per bere, ci rinfreschiamoe ci buttiamo sui panini e sulle birre fresche caricate sul furgone assistenza, il morale è alto, ci siamo divertiti molto, alla fine il conta chilometri segna 115. Che bello! La bicicletta sa donare sensazioni bellissime, dopo tante ore di sport, ti senti meglio di quando sei partito, stanco, ma di quella stanchezza “sana” che ti ha scaricato la testa dai pensieri stressanti della settimana. Mi viene in mente la frase di Gino Bartali nella fiction televisiva, “Vò in bicicletta dottò, la cosa più bella del mondo!”

Luca Ferrarini